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Villaggio Rupestre


L'habitat rupestre nel territorio di Fasano e il Presepe Vivente di Pezze di Greco.
Un insediamento rupestre ricavato in una caratteristica conformazione geologica del nostro territorio:

"La Lama"

Le lame, prodotte dalla erosione fluviale in epoca neozoica, percorrono il territorio da monte a mare come alveoli di fiumi. Lo scorrere delle acque ha creato fianchi sub-verticali nella parete di tufo in cui per l’uomo è risultato più semplice iniziare lo scavo degli ambienti rupestri ottenendo grotte idonee ad essere abitate sin dall’ epoca medievale.

Gli abitanti del circondario, prevalentemente agricoltori, di mentalità semplice, pratica, laboriosa, sono dal 1987 gli artefici del Presepe Vivente, ambientato nelle suggestive grotte della Lama del Trappeto. L' agglomerato di grotte è stato reso agibile dopo aver rimosso la fanghiglia delle acque piovane. I protagonisti del Presepe si immedesimano nella vita vissuta dei nostri avi. Il visitatore percepisce da subito l'autenticità dei rapporti umani, l'essenzialità della vita, il calore e il colore dell'ambientazione, gli odori e i profumi del passato che rivivono.

L’habitat rupestre nel territorio di Fasano di Maria De Mola
Seminario La Storia del Presepe Vivente, Prospettive e Sinergie
Associazione Culturale “Presepe Vivente”
31 luglio 2005 - Trappeto ipogeo – Pezze di Greco

"Ringrazio chi mi ha invitato a relazionare sull’ habitat rupestre in questo luogo a me tanto caro, che fu oggetto di studio nella mia tesi di laurea, per la prima volta con una prospezione archeologica di fotogrammetria, tra il 1980 e il 1982, e che ebbi occasione di visitare pioneristicamente con mio padre, che morì qualche mese dopo, e che mi accompagnava, in lungo e in largo per la campagna, incredulo che tanti anni di studio potessero concludersi girovagando alla ricerca di un riscontro archeologico che desse valore e sostanza ai dati individuabili nelle foto aeree che l’ Università di Bari mi aveva fornito. Fino ad oggi non ho ancora smesso di perlustrare il territorio comunale e, dopo la mia famiglia, la mia terra fasanese è la cosa che amo di più. Per questo, grazie di cuore."

„Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo, e vieni in una grotta, al freddo e al gelo“

Così si canta nella nenia natalizia più famosa della tradizione religiosa popolare, ma in realtà il particolare della grotta, che tanta parte ha avuto nell’iconografia del Natale dall’Alto medioevo in poi, è assente nei Vangeli. Certo si può immaginare che la mangiatoia di cui parla l’evangelista Luca si trovi in una grotta di Betlemme, come invece documentano ampiamente alcuni protovangeli del II secolo d. C. e che fanno riferimento a una precisa citazione da Isaia: ”Abiterà in una grotta alta di pietra dura” (Isaia 33,16). Fatto sta che l’imperatore Costantino, sul luogo presunto dove sorgeva la grotta, fece edificare una basilica, documentata come ecclesia speluncae Salvatoris. La grotta, così, appare nell’iconografia artistica dal VI secolo in poi al posto della capanna o della tettoia.

Credo che, con questa brevissima introduzione, possediamo alcuni chiari riferimenti che legano gli eventi della tradizione natalizia all’argomento della mia relazione, dove sinteticamente cercherò di spiegare i nessi tra una cultura religiosa e rurale, contadina, non dimentichiamo che a Betlemme furono per primi alcuni pastori ad adorare il Bambino nella mangiatoia, e i luoghi, grotte, ipogei, spelunche, morfologicamente ben classificati dell’habitat rupestre fasanese. Fin dall'antichità più remota l'uomo ha utilizzato la "grotta" come riparo dalle intemperie e dai pericoli dell'ambiente, come abitazione, ma anche come luogo dove deporre i defunti e venerare le divinità.

Per tali funzioni si utilizzarono all'inizio le cavità naturali di origine carsica e solo in un secondo tempo l'evoluzione delle tecniche di escavazione e degli stessi bisogni, spinse l'uomo ad adattare tali luoghi ad esigenze sempre più specifiche o a scavare ex novo degli ambienti ipogei. I principali centri rupestri del territorio di Fasano sorgono ai margini esterni della Murgia sud-orientale, costituiti da rocce calcaree ben stratificate appartenenti a due formazioni: Calcarei di Bari e Calcarei di Altamura. Una tale configurazione morfologica del suolo ha condizionato in modo particolare l’organizzazione costruttiva degli insediamenti rupestri, ubicati lungo la fascia costiera, in cui la consistenza del terreno permette facilmente l’escavazione. Inoltre, solo in queste aree, il territorio è in grado di offrire quei caratteri morfologici, idrogeologici e geotecnici indispensabili per soddisfare le richieste sociali, economiche e religiose del “vivere in grotta”.

La presenza degli insediamenti rupestri è antichissima e anche estremamente diffusa in quasi tutti i continenti. Il fenomeno non riguarda, infatti, solo l'Italia o il bacino del Mediterraneo, ma coinvolge paesi dell'America centrale e settentrionale, la Cina, molti altri paesi asiatici (India, Ceylon, Afghanistan, Iran), l'Arabia (con l'eccezionale esempio di Petra). Di certo il fenomeno assume particolare importanza, e caratteri in qualche modo avvicinabili a quelli riscontrabili negli insediamenti pugliesi, nei paesi che si affacciano direttamente sul Mediterraneo: Libia, Tunisia, Egitto e soprattutto alcune regioni dell'Asia Minore (Cappadocia, Licia e Frigia). In Cappadocia per esempio si trovano vere e proprie città rupestri, estese per vari chilometri e disposte anche su 8 - 10 piani, alcune delle quali risalenti al V secolo a.C. Numerosissimi e diversificati, per tipologia e epoca di riferimento sono gli esempi rupestri presenti in Italia e nella stessa Puglia dove il fenomeno si sviluppa in particolare in epoca medievale. Significativi esempi di "habitat rupestre", presenti nel territorio pugliese sono quelli di Massafra, Mottola, Grottaglie, Bari, Monopoli, S.Vito dei Normanni, molti luoghi del Salento e del Gargano e naturalmente Fasano. Nel nostro territorio, l’elemento più importante dal punto di vista morfologico è rappresentato dalla successione di ripiani degradanti verso l’Adriatico, che corrono parallelamente alla costa e che separano la fascia litoranea dall’altipiano delle Murge. L’uniformità di queste scarpate è interrotta dai solchi, prodotti dalla erosione fluviale, delle “lame”, che costituiscono in genere dei micro-ambienti molto favorevoli all'antropizzazione, per la presenza di acqua, di terreni particolarmente fertili, di un microclima temperato e perché costituiscono vie di comunicazione naturali.

Le lame, discendendo dalle colline, hanno un andamento perpendicolare alla costa e, in prossimità di essa, si appiattiscono fino a raggiungere il livello del suolo costiero. La zona che oggi si presente povera di acque ha in sé i segni di un passato geologico meno arido; nelle lame scorrevano numerosi torrenti. La presenza di cisterne, ancora oggi numerosissime in tutti i villaggi rupestri fasanesi, assicuravano l’approvvigionamento idrico. Lo scorrere delle acque ha creato la tipica morfologia della lama con alti fianchi subverticali nella parete di tufo in cui per l’uomo è risultato più semplice iniziare lo scavo degli ambienti rupestri, che si possono distinguere in alcuni schematici tipi insediativi; il modello più consueto è quello di serie di ambienti ipogei costituiti da uno o due vani intercomunicanti scavati sul fianco della lama e che costituiscono piccoli complessi rupestri o come nel caso particolare di Lama d'Antico, di veri villaggi rupestri. Proprio negli avvallamenti del suolo sono presenti anche in numero cospicuo meravigliose piante di ulivi secolari, che stanno a dimostrare come l’ulivicoltura fosse una delle risorse economiche principali di una società di contadini, che, inoltre, sfrutta tutte le risorse che offre l’ambiente naturale: dall’allevamento alla raccolta delle essenze spontanee, dall’agricoltura che fornisce cereali, olio, vino, gelso, biade, allo sfruttamento del bosco, dalla caccia della selvaggina e alla produzione di legno. La scelta del sito, oltre che da elementi morfologici, era dettata da esigenze di sicurezza e difesa; non ultima deve considerarsi l’esigenza religiosa. La grotta è, quindi, il tipo di abitazione preferita in questo particolare habitat e la sua abitabilità è resa più comoda attraverso il perfezionamento delle strutture e il loro adattamento ai vari tipi di funzione a cui gli ambienti sono destinati: abitazione domestica, chiesa, cimitero, laboratorio per le attività agricole, molino, frantoio, palmento, “farmacia”, trappeto.

Un ultimo elemento caratterizzante il nostro territorio è la presenza in tutti gli insediamenti rupestri, da XV secolo in poi, delle masserie fortificate che costituiscono l’evoluzione dei centri agricoli rupestri più antichi. La distribuzione degli insediamenti rupestri è legata, oltre alla presenza dell'adatto substrato geologico, anche all’insistenza di opportune vie di comunicazione, che ricalcano preesistenti tracciati viari. In età medioevale il territorio presentava un efficiente sistema viario che collegava i vari insediamenti tra loro e con i centro urbani vicini; com’è noto, la via Traiana è praticata per tutto l’alto medioevo e la città costiera di Egnazia, oggi il sito archeologico più grande della Puglia, ubicata nel nostro territorio comunale, è inserita in una serie di itinerari terrestri e marittimi che la mettono in relazione con le regioni dell’Oriente. Dopo la distruzione di Egnazia, alla via Traiana si affianca, nel tempo, una fitta rete stradale, con andamento parallelo ad essa, oggi coincidente in gran parte con la rete ferroviaria. Sull'antico sistema viario, oggi in gran parte ancora riconoscibile e percorribile, insistono per esempio gli insediamenti rupestri più significativi del territorio fasanese, S. Francesco, Lama d’Antico, S. Lorenzo, S. Giovanni, S. Marco, luoghi che i documenti medievali attestano collegati ai piccoli casali che si configurano come i primi nuclei urbani e rurali. Proprio l’insediamento che ci ospita era ubicato nei pressi di un crocevia molto importante che univa il casale di S. Maria de Fajano, l’odierna Fasano, al casale di S. Maria de Puteofaceto, l’odierna frazione di Pozzo Guacito, documentati dall’XI secolo, ma anche ai centri rupestri delle masserie “Sciurlicchio” e “San Martino”, qui a Pezze di Greco. Centro del villaggio rupestre è la cripta. Le chiese ipogee presentano soluzioni planimetriche articolate. Molto diffusa è la pianta longitudinale, arricchita dalle soluzioni molto diversificate adottate per le volte e gli alzati; l'impianto interno è generalmente scandito dalla presenza di colonne o pilastri, che dividono l'aula in più navate. In alcuni casi la planimetria della chiesa si apre "a ventaglio", procedendo dall'ingresso verso l'interno, poiché tale deformazione della pianta, frequente anche negli ambienti ad uso civile, permette una migliore penetrazione e diffusione della luce all'interno dell'ipogeo (es. S.Lorenzo). Elemento funzionale alla liturgia e quasi sempre presente nelle chiese rupestri, è l'iconostasi, di chiara impronta orientale, costituita da un muretto continuo, risparmiato durante lo scavo della chiesa, che separa il naos, ovvero l'aula destinata ai fedeli, dal bema o presbiterio, area riservata ai sacerdoti officianti. L'accesso al presbiterio era una o più absidi.

La centrale, in genere più ampia, accoglie l'altare in pietra ed è accompagnata lateralmente da due zone: a sinistra la "prothesis", destinata alle cerimonie preparatorie al sacrificio e a destra il "diakonikon", usato per riporre gli arredi sacri e per la vestizione del sacerdote; l'altare è costituito generalmente da un blocco squadrato di tufo e risparmiato durante lo scavo della chiesa. L'orientamento delle chiese rupestri, comune anche a molte chiese medievali sub - divo, non è casuale: le absidi sono rivolte a Est, verso la Terra Santa. Molto frequenti sono le tracce di decorazioni pittoriche, con bellissimi affreschi, basti dire che nel nostro territorio si conservano le testimonianze più pregevoli della pittura medievale pugliese, nelle cripte di Lama d’Antico, ultimamente individuata dagli studiosi come la chiesa di S. Nicola delle Sete, di S. Lorenzo, S. Giovanni, S. Vigilia, S. Marco; questo argomento richiederebbe non uno, ma altri e numerosi seminari. Inizialmente, proprio per il forte influsso storico-artistico di matrice bizantina, l’attenzione al fenomeno del “vivere in grotta” si è accentrata sullo studio delle cripte e degli affreschi in esse contenuti, ritenendoli espressione della cultura e dell’arte di costituito da uno o due piccoli varchi presenti nel muro iconostatico. Il bema, riservato ai sacerdoti, può essere costituito da Bisanzio, tanto da denominare erroneamente le cripte con l’appellativo di “basiliane”, per il riferimento alla cospicua componente monastica orientale che, ispirata agli insegnamenti di S. Basilio di Cesarea, si è insediata in molte aree della nostra regione. Ma nel nostro territorio è fondamentale considerare anche la componente monastica benedettina e i gruppi laici indigeni, che attorno alle comunità monastiche si insediarono. E’ già noto che, tra il X e il XII secolo, il monachesimo greco incontra, non solo nella nostra area, ma anche in generale in Italia meridionale, la fiorente penetrazione della regola di S. Benedetto; inoltre, l’ideale del monaco espresso da S. Basilio e da S. Benedetto era quello di conciliare la “vita attiva” e la “vita contemplativa” per raggiungere in Dio la salvezza dell’anima. Il consacrarsi alla vita attiva diede un notevole impulso, tenendo conto del tipo ricorrente di paesaggio agrario e di sistema economico, oltre alla coltivazione dei terreni, anche al dissodamento, alla trasformazione dei boschi e allo sviluppo degli insediamenti umani in territori deserti o già abbandonati. Beneficiari di una tale organizzazione territoriale sono naturalmente i monaci: si sviluppa in tal modo una nuova forma di proprietà terriera sgravata da ogni onere di fronte allo Stato. Per i gruppi indigeni si realizzano condizioni di vita affrancate da imposizioni fiscali e all’ombra delle istituzioni monastiche trovano una vita socialmente ed economicamente organizzata.

La vita socialmente organizzata, intercorrente tra comunità religiose e comunità laiche, è confermata oltre che dal rapporto esistente tra habitat rupestre ed insediamento umano, anche da alcuni elementi come la presenza in molti complessi rupestri di grotte più rifinite per gli usi comuni e per la lavorazione dei prodotti agricoli, di grotte-abitazione di diversa ampiezza e comodità e dalle chiese che servivano tutto il villaggio. I monasteri orientali continuarono a sopravvivere nonostante il processo di trasformazione politico-amministrativa avviato dai Normanni, la cui politica religiosa si manifestò inizialmente attraverso una progressiva latinizzazione delle sedi vescovili e con la fondazione di nuovi monasteri latini Non bisogna dimenticare il possente impulso dato alla diffusione del monachesimo benedettino, nel nostro territorio, dal Conte Goffredo, nipote di Roberto il Guiscardo, non solo nella contea di Conversano, ma anche nelle terre di Monopoli e di Brindisi. La presenza di monaci benedettini nel nostro territorio è documentata dall’esistenza nella diocesi di Monopoli, prima del 1086, anno della fondazione del Monastero di S. Stefano di Monopoli, di altri cenobi dipendenti da S. Benedetto di Conversano e dalla SS. Trinità di Cava: S. Nicola “in portu aspero”, S. Nicola in Pinna, in territorio monopolitano, e S. Pantaleone nei pressi di Locorotondo, al confine con il territorio di Fasano. Fasano, prima come casale poi come nucleo urbano evoluto, dal 1086 alla seconda metà del 1800, è stato un territorio dipendente dall’Abbazia di S. Stefano di Monopoli, prima sotto la giurisdizione dei Benedettini e poi dei Cavalieri di Rodi e di Malta, e la sua storia si è arricchita di intrecci culturali che hanno poi definito la sua fisionomia. Dall’esame di due bolle pontificie di papa Alessandro III, del 1179 e del 1180, indirizzate all’abate del monastero fasanese, si può constatare il sorgere nell’agro di Fasano di numerosi casali, tutti dipendenti dai due monasteri benedettini esistenti nel territorio, S. Stefano di Monopoli e S. Giovanni de Fajano, i quali, per tutto il periodo delle dominazioni normanne, andarono sempre più sviluppando il loro potere religioso ed economico. La storia è andata avanti e tanto altro ci sarebbe da dire, di insediamenti rupestri e casali, di monaci e contadini, di vita attiva e vita contemplativa, di oscurità della terra e luminosità del cielo, di come la grotta e la luce divengono il simbolo della vita dell’ uomo di ogni tempo e di ogni luogo, un uomo che per nascere deve "venire alla luce" da quel fondo scuro che è il ventre della madre, l'antro dove siamo concepiti. Il Presepe Vivente di Pezze di Greco ha un grande merito, quindi, quello certamente di legare, ancora una volta, questi luoghi alla tradizione contadina e rurale dei nostri padri che ha avuto origine proprio in queste lame e in queste grotte; ha il merito di valorizzare e far conoscere la civiltà rupestre a tanti, fasanesi e forestieri, che affollano nel periodo del Natameritole questi siti e hanno occasione di riscoprire, in un ambiente geografico particolare, la storia, l’arte, la religione, le tradizioni popolari.

Chi crea e chi visita il Presepe di Pezze ha un’occasione in più per meditare sull’ importanza di recuperare la lenta memoria del passato, geografico, umano, sociale ed economico, l’unica che può dare linfa ai nostri tempi moderni così frenetici e caotici, e che invita a fermarsi e a guardarsi dentro, perché ciascuno diventi antro di se stesso, grotta di generazione, notte buia in vista del nuovo giorno che tutti fiduciosi auspichiamo giunga al più presto.

Maria De Mola

  • Villaggio Rupestre

    Un insediamento rupestre ricavato in una caratteristica conformazione geologica del nostro territorio;

  • Prodotti
    Tipici

    Con gli ingredienti della nostra terra per realizzare Focacce, Pettole e Pane con l'Olio Extravergine d'Oliva;

  • Filmato e Musiche

    Si rivive tutto il percorso, assaporando con le immagini registrate durante la rappresentazione;

  • Costume Popolare

    Sono i nostri contadini per ragion di mestiere temprati ai cocenti soli dell'estate ed ai forti geli dell' inverno;

Loghi Istituzionali

Regione Puglia

Regione Puglia

Provincia di Brindisi

Provincia di Brindisi

Città di Fasano

Città di Fasano

Diocesi di  Conversano

Diocesi di Conversano Monopoli

Parrocchia S.Maria Del Carmine

Parrocchia S.Maria
Del Carmine di
Pezze di Greco (BR)

Gemellato dal 1999

Gemellato dal 1999 con il Presepe Vivente di Petrignano d'Assisi (PG)

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